Oltre le parole. Una Psicologa e oltre a Udine. Intervista da Igea Studio Udine.
INTERVISTA A DR. ELISA BIRRI, PSICOLOGA CLINICA presso IGEA STUDIO UDINE
Domanda: Perché una persona dovrebbe rivolgersi alla psicologa?
ELISA BIRRI: Ci sono diverse motivazioni che spingono una persona a richiedere un colloquio con me; ci può essere un sintomo che la persona manifesta da poco o anche da diverso tempo e che può riguardare la sfera cognitiva, emotiva o anche organica del corpo, per es. un mal di stomaco che non passa con trattamenti di medicina generale, e di cui non si conosca la causa, oppure ci può essere anche una voglia di ascoltarsi, una voglia di essere ascoltati, e di riprendere un pochino le redini della propria vita. Ci può essere la richiesta di un supporto in una fase difficile e/o importante delle vita, come l’adolescenza, la formazione di una nuova famiglia, o il cambiamento di una famiglia in seguito ad una separazione, un divorzio, o la fase di una malattia propria o di una persona vicina, un aiuto nel prendere una decisione importante, e tante svariate situazioni in cui una persona beneficia di qualcuno che la può accompagnare per il periodo necessario, che le può dare un punto di vista diverso forse dal suo o le può fare da specchio, per scoprire molto di sé e delle proprie, spesso nascoste, potenzialità e forze.
Spesso le persone vengono da me perché non hanno trovato prima soluzioni in altri campi o con altri aiuti, e quello che possono trovare in più è una visione della persona in maniera integrata e rispettata. Cosa vuol dire? L’essere umano è splendidamente complesso. La persona qui viene vista nella sua meravigliosa interezza: partendo dal sintomo o dal problema o dalla domanda che il paziente porta si va al processo che lo fa vivere. La persona non viene giudicata o incasellata in una diagnosi semplicistica ma viene osservato assieme non solo l’aspetto psicologico, emotivo o comportamentale, ma anche il livello organico (corpo) ed energetico (chakra, meridiani, campo interno ed esterno), per ridare alla persona una comprensione più completa di quello che sta accadendo. Quello che tecnicamente viene scelto assieme dipende molto dalla persona che ho di fronte, dalla sua forma mentis e dal contesto socio culturale dal quale proviene, oltre chiaramente alla richiesta che porta. L’intervento è quindi completamente personalizzato, sempre rispettando il codice etico della professione di cui faccio parte: ogni tecnica è riconosciuta dal Ministero della Salute.
Quando utile e adeguato alla persona e al suo modo di vivere possono essere incluse anche (ma non necessariamente) diverse tecniche che ho imparato in contesti anche diversi dal nostro e ho potuto integrare nella mia professione, sempre nel rispetto della stessa. Parlo di Yoga tradizionale, inteso come Yogaterapia, lo Yoga Tradizionale Indiano che segue la Medicina Ayurvedica, quello delle origini (non scuole americanizzate o occidentalizzate), la Biotransenergetica che è una disciplina transpersonale fondata dal dott. Lattuada e dalla dott.ssa Silveira, cha include appunto molte pratiche mente-corpo, pratiche in cui sono proprio dei movimenti del corpo che vanno a lavorare su aspetti psicologici ed emotivi , per trasformare singoli processi ed attuare i cambiamenti di cui ho bisogno. Per esempio una persona che ha bisogno di fermarsi, di radicarsi, farà determinate pratiche diverse dalla persona che invece ha bisogno di lasciar andare, fluire, una situazione stagnante o un dolore o un pensiero ossessivo che non riesce ad allontanarsi. Ci sono davvero infiniti esempi.
La Meditazione è spesso usata per includere nella quotidianità della persona un momento personale nel quale connettersi col proprio mondo interno e fare una piccola pausa dal mondo frenetico in cui viviamo. Tecniche meditative e di Mindfulness provenienti di diverse scuole, sempre scelte in base all’individuo e personalizzate.
Si va a comprendere assieme nel profondo qual è l’intento della persona nel momento presente, che non è l’obiettivo solo razionale, ma include tutti i 5 livelli, e poi da questo si crea un percorso su
come conseguirlo e su come migliorare la vita della persona verso un benessere, appunto, integrale.
DOMANDA: quindi il primo incontro è solo per esplorare se si può lavorare insieme?
ELISA BIRRI: il primo incontro è per capire la richiesta, per vedere se io sono la persona adatta a quello che tu mi chiedi, perché soprattutto in ambito psicologico ognuno di noi ha una forma mentis, un contesto culturale dal quale proviene, per cui non è detto che il modello sia adatto a te che mi fai la domanda. Spesso arrivano persone che non hanno esattamente chiara la domanda. Espongono semplicemente il sintomo e non ci fermiamo solo a risolvere il sintomo, ma andiamo ad esplorare il processo che crea il sintomo. Perché se io ti do delle tecniche per alleviare il sintomo, magari tra due mesi si ripresenta in altra maniera, mentre se lavoro sul processo è un risultato durevole. Parliamo perciò di un benessere che deve durare, non di un risultato solo immediato e temporaneo.
DOMANDA: è per questo che i percorsi sono personalizzati e anche i tempi possono variare di molto? Ci sarà chi ha bisogno di 3-4 incontri, chi di 30.
ELISA BIRRI: Certo, ma anche di uno solo. Nel mondo internazionale ho lavorato molto anche sulla SINGLE SESSION, che aiuta a capire magari pochissime cose, che ti possono fare chiarezza perché spesso noi da soli arriviamo fino ad un certo punto, ci serve proprio uno specchio di fronte per riuscire a vedere oltre, e andare oltre, anche.
DOMANDA: Magari uno ha bisogno di chiarire delle cose, avere il tempo di elaborarle e magari tornare a distanza anche di anni per chiarirne delle altre?
ELISA BIRRI: Ho la tendenza a fare interventi più brevi possibili perché comprendo quanto carico/ investimento ci sia in un percorso simile (emotivo ma anche economico!), ne sono passata come paziente per poter diventare una psicologa preparata ho anche io navigato e continuo a navigare nel mio mondo interno, cercando di tenere la rotta che il mio cuore vuole seguire. Io ho persone che vengono poche volte, o altre che rimangono anche un anno, un anno e mezzo, però i risultati si vedono. Molto spesso dipendono dalla persona. Spesso il lavoro che si fa in seduta continua anche a casa: se la persona segue le pratiche i risultati sono molto più veloci; ci sono persone che non sono pronte in quel momento della vita a portare dei cambiamenti, per cui il risultato va su altri fronti, però arriva.
Ci sono persone che cronicizzano talmente tanto un sintomo per cui cerchiamo di capire come quel sintomo è diventato indispensabile nella sua vita, come sia proprio quel sintomo la manifestazione del riequilibrio (non equilibrio) che il suo corpo ha cercato di fare e lavorandoci troviamo vie più sane di equilibrare mente e corpo.
DOMANDA: Le persone che si lamentano sempre di dolori specifici o aspecifici, che possono derivare da una storia a monte, dalla quale derivano, come si possono aiutare?
ELISA BIRRI: Mi fai pensare che siamo proprio in un momento storico dove il corpo ritorna a parlare: ci siamo molto allontanati dal nostro mondo interno, spesso lo neghiamo e questo è il risultato. L’urlo è il silenzio più forte diceva qualcuno, il corpo trova le vie per farsi sentire. Questo è il risultato degli ultimi anni, se pensiamo al modo di vivere che abbiamo in Occidente, centrato sul consumo: a partire dall’alimentazione, all’abbigliamento, l’ambiente e le relazioni, è diventato tutto “usa e getta”, lo cerchiamo poco costoso (poca fatica nel trovarlo ed averlo) e al primo problema/ ostacolo lo possiamo appunto, buttare; o cerchiamo soluzioni rapide ed indolori (apparentemente) ma a lungo termine non risolutive. In occidente è stato taciuto per davvero troppo tempo il rapporto assolutamente innegabile di mente-corpo e con esso sono state taciute le nostre emozioni più reali, il nostro Sè, per sviluppare un Ego solo e poco comunitario.
Siamo arrivati all’estremo di questo, lo mostra il nostro Pianeta (macrocosmo) e anche il nostro caro involucro, il nostro corpo (microcosmo) che trova vie per farsi ascoltare di nuovo. Questo lo vedevo molto in situazioni di emergenza, di disagio, in popolazioni dove non c’è accesso ad un’educazione elevata come da noi in Italia, luoghi in cui le persone dovevano lottare per assicurarsi il cibo, piuttosto che per sopravvivere. Nei colloqui erano sempre descritti sintomi corporei, e questo sta succedendo anche nella nostra società. Dobbiamo arrivare ad uno stato di emergenza emotiva, di dolore, per chiedere aiuto ed essere ascoltati? Credo di no.
Ti accorgi come la persona che arriva e che spesso lamenta per esempio dolore addominale legato alla digestione o all’intestino, o mal di testa, cervicale, ecc. vedi come questi sintomi fisici siano proprio lo specchio, il messaggio che il corpo vuole darci di dove siamo in questo momento, di quello che sta succedendo nella vita di quella persona. Consentiamo quindi al corpo di parlarci e farci comprendere dove lavorare, aiutandolo in questo processo.
Quello che dobbiamo fare ancora di più in questo periodo storico noi professionisti è poi andare oltre, non guardare solo il sintomo specifico, ma guardare il processo globale, guardare la persona nella sua interezza. Certamente do adito e rispetto alle diagnosi fornite dai medici di base, però guardo anche altro, perché in uno studio di medicina integrata è proprio questo che vogliamo fare, lavorare in equipe ed andare oltre: nel mio lavoro si ascolta la persona nel profondo, “oltre le parole”, e solo così si può consentire al corpo di essere nuovamente libero di esprimersi in una maniera nuova, sana!
Rispetta il tuo corpo, te stesso nella tua interezza, e scopri come seguire il tuo intento. Un amore senza fine verso se stessi, gli altri e verso il pianeta che ci ospita.
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